giovedì 5 novembre 2009

PIENI DI CROCEFISSI, POVERI D'IDENTITA'


L'Identità si tutela nel cuore, non nei simboli. Io lo so bene, poichè custodisco nel mio cuore la fede in Dio.
E l'identità di una nazione (ammesso che esista un 'identità univoca e io ho i miei dubbi) non può esprimersi in un'unica identità di fede. Soprattutto nei tempi della post modernità, in cui il rapporto con la religione è sentito in maniera molto debole rispetto al passato e in molti sono coloro che optano per scelte religiose o spirituali diverse. Democrazia vuol dire anche questo. Ad esempio, io che non sono straniera e non sono nemmeno cattolica, mai ho pensato al crocefisso come ad un simbolo che potesse esprimere la mia identità. Se un cattolico ha un'identità spirituale forte, lo sa nel suo cuore e non ha bisogno di feticci. Nè di imporre tali feticci a chi non li condivide.

Voglio spiegarmi meglio, perchè è un argomento a cui tengo in modo particolare.
La fede in Dio è abbandono, surrender. Un sentimento che risiede nel petto, una scintilla che brucia leggera e rischiara e dà la forza e il coraggio del cammino intrapreso. Soprattuto quando questo cammino conduce verso il cambiamento. E cambiare, lo sappiamo, fa male. Fa male lasciare per strada brandelli della propria personalità, quelli che in cui vedevi costituita la vera essenza di te stessa e che un giorno scopri essere solo fumo, apparenza e niente più. La fede supporta questo cammino.

Per questo credo che prima di schierarsi pro o contro l'imposizione del crocifisso nei luoghi pubblici, sarebbe il caso di soffermarsi tutt* a meditare sul significato della fede e dei suoi simboli. Credo che un* ver* cristian*, nonostante grande sia la distanza che ci separa, capisca e condivida le mie parole. Le persone che non la capiscono o non la condividono sono quelle che fanno della fede una religione, una chiesa, un partito, una parrocchia, un modo di socializzare, un modo di fare politica, di imporre usi, costumi, idee, credenze, "identità", storia, tradizione, menzogne, gerarchie, controllo sulle masse e via dicendo...Sono quelli cioè che la esteriorizzano, la rendono altro da sè. La fede è invece un sentire profondo, fisico. La senti nel corpo. Nella materia della tua propria carne.
Una volta che si è vissuta una esperienza come questa, si guarda ai feticci non con disprezzo. Ma con un sorriso leggero.
Mentre coloro che esteriorizzano, che per vivere i propri sentimenti (non solo quelli spirituali) sono costretti ad esternalizzarli e ad incarnarli in qualcosa al di fuori da sè, come un simbolo, sentono a loro volta la necessità di imporli anche a chi non li condivide. Il semplice fatto della non condivisione li mette in crisi, poichè si sentono a loro volta non condivisi, cioè attaccati, vulnerabili. Fragili. In parole povere, si trovano a tu per tu con la propria difficoltà di "sentire" e sentono vagamente che di fronte all'opinione "altra", la propria idea di sè stessi, l'immagine, l'"identità" che si sono costruiti con tanto sforzo crolla giù come un castello di carte mal costruito. Insomma, è come se qualcuno dicesse loro: Se io non li condivido quei crocifissi, puoi farlo anche tu. Cosa che inconsciamente temono, il non credere in ciò che professano. Queste persone, com'è il caso di dire, di poca fede mai ammetteranno - soprattutto a sè stesse - la loro difficoltà di "sentire". E' una questione molto delicata e per niente scontata. Spesso chi viene messo in discussione, reagisce in maniera violenta. Conosciamo la storia.
E la violenza diventa istituzionale quando la fede veste gli abiti della politica. Mi fanno sorridere questi leghisti ultra cattolici dediti ai loro feticci cristiani e ai rimpatri forzati dei clandestini. Rido amaro quando ricordo le persone che portavano le pagnotte sotto le finestre di Eluana Englaro. Rido di gusto quando qualche politico cattolico viene beccato con la prostituta di turno e invoca perdono e comprensione per la solitudine che è costretto a vivere.
Per ultimo, voglio concludere con un'ulteriore riflessione su un fenomeno che è sotto gli occhi di tutti. Mi appare evidente, infatti, che oggi un crocifisso possa rappresentare l'Identità italiana solo attraverso un grande sforzo di fantasia. Guardiamo i giovani. Cosa è rimasto delle parrochie? della messa la domenica mattina? I giovani, ringraziando Iddio, sanno mescolarsi meglio fra di loro. Nelle scuole ragazzi e ragazze di provenienze e culture diverse hanno imparato a comunicare e ad aprire i loro orizzonti. Qualcuno ha perfino sostituito Dio con la playstation (non tutti ovviamente, ma direi in una buona maggioranza). E anche i loro genitori non sono da meno: lo hanno rimpiazzato con il cellulare di ultima generazione, la palestra e il televisore a schermo piatto. Politeisti! Non c'è futuro per la religione cattolica in questa nostra nazione.
A questo punto penso che tanto varrebbe che nei luoghi pubblici d'Italia si sostituisse il crocefisso con l'IPhone, oggetto di culto che oggi sembra rappresentare in modo senz'altro più adeguato l'identità di "noi italiani".

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