Cari Amici
scusate se vi chiedo un piccolo aiuto;
io a altri 1191 colleghi della ditta Agile ex Eutelia una sede è anche a Pregnana Milanese (tutti derivanti da aziende come Olivetti e Bull):
a fine anno saremo tutti licenziati probabilmente senza poter usufruire degli ammortizzatori sociali.
Ben presto a noi si uniranno altri 6600 colleghi di Phonomedia uno dei più grandi call-center in Italia.
Tutto ciò grazie a degli imprenditori che qualcuno, con un eufemismo, ha definito "diversamente onesti"
Questo sta accadendo nel silenzio più totale, nonostante varie manifestazione anche eclatanti (incatenamenti davanti a Ministeri competenti, salite sui tetti delle sedi, occupazioni delle sedi), sembra che nessuno si accorga di noi.
Il Governo ci ignora, sembra che il destino di quasi 9000 famiglie non lo interessi nemmeno!
Non stiamo percependo alcun stipendio nè rimborsi spese ormai da 3
(tre)
mesi !!!!!!!!!!.
(conosco colleghi cinquantenni, con mutui e/o affitti, che per mantenere la famiglia chiedono soldi a genitori e suoceri!!!!!!!!)
Vista la situazione qualcuno ha pensato di usare il tam-tam delle mail come la vecchia "catena di S. Antonio"
per fare conoscere la nostra situazione al più alto numero di persone possibile, sperando che arrivi alle orecchie di qualcuno...."in alto".
Tutto quello che vi chiedo è :
Inviare al più presto una mail con l'allegato al maggior numero di amici possibile,
con la preghiera che loro lo inviino al maggior numero di amici possibile.
In questo modo in pochi giorni migliaia, forse,milioni di persone saranno al corrente di quanto ci sta succedendo e chissà che la voce non arrivi a chi è in grado di farsi sentire.
Per cortesia, fate capire ai vostri amici che NON è la solita catena di S.Antonio, NON è uno scherzo si tratta di 9000 famiglie che non sapranno come arrivare a fine mese !.
Vi ringrazio di cuore fin d'ora
gianfranco
p.s.
se qualcuno vuole dei chiarimenti divulgate pure il mio ind.mail e i miei numeri di telefono, mi fido di voi.
Gianfranco Fusaz
Montereale Valcellina
tel 0427-79306
cell 347-4688960
mail gfusaz@alice.it
sabato 21 novembre 2009
giovedì 5 novembre 2009
PIENI DI CROCEFISSI, POVERI D'IDENTITA'
L'Identità si tutela nel cuore, non nei simboli. Io lo so bene, poichè custodisco nel mio cuore la fede in Dio.
E l'identità di una nazione (ammesso che esista un 'identità univoca e io ho i miei dubbi) non può esprimersi in un'unica identità di fede. Soprattutto nei tempi della post modernità, in cui il rapporto con la religione è sentito in maniera molto debole rispetto al passato e in molti sono coloro che optano per scelte religiose o spirituali diverse. Democrazia vuol dire anche questo. Ad esempio, io che non sono straniera e non sono nemmeno cattolica, mai ho pensato al crocefisso come ad un simbolo che potesse esprimere la mia identità. Se un cattolico ha un'identità spirituale forte, lo sa nel suo cuore e non ha bisogno di feticci. Nè di imporre tali feticci a chi non li condivide.
Voglio spiegarmi meglio, perchè è un argomento a cui tengo in modo particolare.
La fede in Dio è abbandono, surrender. Un sentimento che risiede nel petto, una scintilla che brucia leggera e rischiara e dà la forza e il coraggio del cammino intrapreso. Soprattuto quando questo cammino conduce verso il cambiamento. E cambiare, lo sappiamo, fa male. Fa male lasciare per strada brandelli della propria personalità, quelli che in cui vedevi costituita la vera essenza di te stessa e che un giorno scopri essere solo fumo, apparenza e niente più. La fede supporta questo cammino.
Per questo credo che prima di schierarsi pro o contro l'imposizione del crocifisso nei luoghi pubblici, sarebbe il caso di soffermarsi tutt* a meditare sul significato della fede e dei suoi simboli. Credo che un* ver* cristian*, nonostante grande sia la distanza che ci separa, capisca e condivida le mie parole. Le persone che non la capiscono o non la condividono sono quelle che fanno della fede una religione, una chiesa, un partito, una parrocchia, un modo di socializzare, un modo di fare politica, di imporre usi, costumi, idee, credenze, "identità", storia, tradizione, menzogne, gerarchie, controllo sulle masse e via dicendo...Sono quelli cioè che la esteriorizzano, la rendono altro da sè. La fede è invece un sentire profondo, fisico. La senti nel corpo. Nella materia della tua propria carne.
Una volta che si è vissuta una esperienza come questa, si guarda ai feticci non con disprezzo. Ma con un sorriso leggero.
Mentre coloro che esteriorizzano, che per vivere i propri sentimenti (non solo quelli spirituali) sono costretti ad esternalizzarli e ad incarnarli in qualcosa al di fuori da sè, come un simbolo, sentono a loro volta la necessità di imporli anche a chi non li condivide. Il semplice fatto della non condivisione li mette in crisi, poichè si sentono a loro volta non condivisi, cioè attaccati, vulnerabili. Fragili. In parole povere, si trovano a tu per tu con la propria difficoltà di "sentire" e sentono vagamente che di fronte all'opinione "altra", la propria idea di sè stessi, l'immagine, l'"identità" che si sono costruiti con tanto sforzo crolla giù come un castello di carte mal costruito. Insomma, è come se qualcuno dicesse loro: Se io non li condivido quei crocifissi, puoi farlo anche tu. Cosa che inconsciamente temono, il non credere in ciò che professano. Queste persone, com'è il caso di dire, di poca fede mai ammetteranno - soprattutto a sè stesse - la loro difficoltà di "sentire". E' una questione molto delicata e per niente scontata. Spesso chi viene messo in discussione, reagisce in maniera violenta. Conosciamo la storia.
E la violenza diventa istituzionale quando la fede veste gli abiti della politica. Mi fanno sorridere questi leghisti ultra cattolici dediti ai loro feticci cristiani e ai rimpatri forzati dei clandestini. Rido amaro quando ricordo le persone che portavano le pagnotte sotto le finestre di Eluana Englaro. Rido di gusto quando qualche politico cattolico viene beccato con la prostituta di turno e invoca perdono e comprensione per la solitudine che è costretto a vivere.
Per ultimo, voglio concludere con un'ulteriore riflessione su un fenomeno che è sotto gli occhi di tutti. Mi appare evidente, infatti, che oggi un crocifisso possa rappresentare l'Identità italiana solo attraverso un grande sforzo di fantasia. Guardiamo i giovani. Cosa è rimasto delle parrochie? della messa la domenica mattina? I giovani, ringraziando Iddio, sanno mescolarsi meglio fra di loro. Nelle scuole ragazzi e ragazze di provenienze e culture diverse hanno imparato a comunicare e ad aprire i loro orizzonti. Qualcuno ha perfino sostituito Dio con la playstation (non tutti ovviamente, ma direi in una buona maggioranza). E anche i loro genitori non sono da meno: lo hanno rimpiazzato con il cellulare di ultima generazione, la palestra e il televisore a schermo piatto. Politeisti! Non c'è futuro per la religione cattolica in questa nostra nazione.
A questo punto penso che tanto varrebbe che nei luoghi pubblici d'Italia si sostituisse il crocefisso con l'IPhone, oggetto di culto che oggi sembra rappresentare in modo senz'altro più adeguato l'identità di "noi italiani".
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